Home › Forums › 10 – FARE il cambiamento › Inserire strumenti partecipativi negli statuti comunali
- Questo topic ha 3 risposte, 4 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 3 anni, 1 mese fa da caspiat.
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INSERIRE STRUMENTI PARTECIPATIVI NEGLI STATUTI COMUNALI Classifica: 8°
Proponiamo che ogni cittadino possa sperimentare nel suo quotidiano la concretezza della sua partecipazione alle decisioni politiche ed amministrative della comunità in cui vive.Riteniamo indispensabile creare strumenti partecipativi e di democrazia diretta a partire dagli enti locali. Gli strumenti di democrazia diretta possono essere:
– delibere di iniziativa popolare sia a voto popolare che consiliare.
– referendum abrogativi.
– referendum obbligatori (senza raccolta di firme) per delibere che comportino spese importanti e/o ricadute sui consiglieri stessi.Gli strumenti partecipativi, possono essere:
– assemblee cittadine, volontarie o obbligatorie.
– petizioni ed interpellanze.Le forme organizzative come anche i sistemi elettorali e decisionali devono poter essere decisi localmente.
La loro adozione e successiva sperimentazione permetterà ad altri comuni ed enti locali di estenderne l’adozione, apportando migliorie o correzioni se e quando necessario. ( Come indicato anche al punto “Federalismo”).La libertà di adozione, a livello locale, degli strumenti di democrazia sono tipici di tutti i sistemi federali. Anche in alcuni comuni italiani sono presenti strumenti di democrazia diretta ( Trentino Alto Adige, … Vignola) o sono in corso di introduzione ( Roma)
NOTA: il punto precedente si riferisce sia a strumenti di democrazia partecipativa che strumenti di democrazia diretta moderna
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Inserito DOCStanza videoconferenza:
- Questo topic è stato modificato 3 anni, 11 mesi fa da portavoce. Motivo: link videoconferenza
- Questo topic è stato modificato 3 anni, 9 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questo topic è stato modificato 3 anni, 8 mesi fa da Leonello Zaquini. Motivo: Inserito nel doc "fare il cambamento"
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Ritengo che il cuore che permetta di innescare una reazione a catena del FARE IL CAMBIAMENTO possa partire solo se a livello di comunità locali il cittadino possa sperimentare nel suo quotidiano la concretezza positiva per se stesso della partecipazione alle decisioni politico amministrative della comunità in cui vive, che potremmo chiamare un conflitto di interessi che genera una positività sociale. Si rende quindi indispensabile creare strumenti partecipativi dentro tutte le tipologie amministrative pubbliche elettive concretamente operativi e che trovano di fronte alcuni nodi principali che sono:
– strumenti che dia al cittadino la possibilità di avviare vari tipi di confronto con la propria amministrazione che prendano spunto dalle indicazioni presenti nella relazione finale UE della Commisssione di Venezia e nella specifico raccolta firme per la presentazione, quorum zero o limitato, possibilmente vincolante, nei contenuti e nei tempi di risposta, possibilmente sanzionabili in caso di un mancato rispetto delle scadenze non adeguatamente motivato
– eliminare il controllo della ammissibiità referendaria sottoposta alla approvazione da parte della maggioranza che governa la stessa comunità
– impedire che per varie e pretestuose motivazioni gli argomenti ammessi ad essere oggetto di referendum popolare, siano aspetti secondari della attività politico ammistrativa dell’ente amministrato. Il tutto passa attraverso la modifica della maggior parte degli statuti comunali, provinciali, regionali, nazionali (Costituzione). in questa fase si tratta di raccogliere le migliori pratiche già implementate in vari comuni e metterli nella disponibilità dei politici ed amministratori che desiderano implementarli .
L’elenco delle varie tipologie sarà oggetto del lavoro comune su questo specifico punto
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INSERIRE STRUMENTI PARTECIPATIVI NEGLI STATUTI COMUNALI
Proponiamo che ogni cittadino possa sperimentare nel suo quotidiano la concretezza della sua partecipazione alle decisioni politiche ed amministrative della comunità in cui vive.
Riteniamo indispensabile creare strumenti partecipativi e di democrazia diretta a partire dagli enti locali. Gli strumenti di democrazia diretta possono essere:
– delibere di iniziativa popolare sia a voto popolare che consiliare.
– referendum abrogativi.
– referendum obbligatori (senza raccolta di firme) per delibere che comportino spese importanti e/o ricadute sui consiglieri stessi.Gli strumenti partecipativi, possono essere:
– assemblee cittadine, volontarie o obbligatorie.
– petizioni ed interpellanze.Le forme organizzative come anche i sistemi elettorali e decisionali devono poter essere decisi localmente.
La loro adozione e successiva sperimentazione permetterà ad altri comuni ed enti locali di estenderne l’adozione, apportando migliorie o correzioni se e quando necessario. ( Come indicato anche al punto “Federalismo”).La libertà di adozione, a livello locale, degli strumenti di democrazia sono tipici di tutti i sistemi federali. Anche in alcuni comuni italiani sono presenti strumenti di democrazia diretta ( Trentino Alto Adige, … Vignola) o sono in corso di introduzione ( Roma)
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Proposta LZ 04-03-2021
MOdifica LZ 22-03-2021 ( inserendo il caso: Roma, grassetto)- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 8 mesi fa da Leonello Zaquini.
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So che qui vi riferite all’attività comunale. Per essere più generici, io parlerei di zone o regioni “civiche” (ma questo lo faccio perché ho in mente un certo “disegno” organizzazionale che si estende su tutto il territorio nazionale come una rete).
Siccome il disegno è complesso, lo menziono solamente. È comunque totalmente compatibile con quello che dite, e fa parte del piano nazionale con cui si gestisce la democrazia rappresentativa.
La Svizzera è una Federazione, con elezione di rappresentanti e democrazia diretta concentrata su questioni di interesse pubblico.
È un modello molto interessante, ma strategicamente non può essere “imposto” a altri 70 popoli che si definiscono democratici.
Il massimo che si può fare, se si persegue una strategia globale, è limitarsi alla “correzione” o meglio, “realizzazione” della democrazia rappresentativa. E li si può presentare l’organigramma corretto, che somiglia al modello Svizzero, ma è giustificato con logiche di potere e di assicurazione del potere alle mani del popolo.
In realtà, la democrazia rappresentativa pura è impossibile, perché esclude il popolo, e quindi è prevalentemente non democratica. Per essere democratica, l’elettorato ha sempre il potere, e ha sempre la possibilità di prendere in mano le redini e decidere su particolari punti. È comunque l’unico responsabile di questioni nelle quali i rappresentanti si troverebbero in un conflitto di interessi, o dove l’elettorato deve assicurarsi zero intromissione. Dirlo in questi toni non conviene, perché si rischia di perdere la possibilità di rifiutare obbligazioni “congenite”. Conviene invece, esporre l’attuale democrazia rappresentativa come “truffa”, che in realtà è oligarchia etichettata male. Ciò da il diritto di realizzare la democrazia rappresentativa nel modo corretto, e io eviterei di fare tutto in un solo passo. Farei solamente il passo più impattante, che sottrae alla elite il controllo sui rappresentanti.
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