La democrazia diretta, desta a volte perplessità anche tra persone di convinzioni sinceramente democratiche ed anche tra alcuni di coloro che ritengono che la democrazia rappresentativa, da sola, abbia dei limiti che andrebbero superati, come il « partitismo » consistente nel decidere mirando agli interessi del partito e non agli interessi della collettività.
L’espressione stessa « democrazia diretta » dispiace a molti, quel « diretto » pare eccessivo, come invadente e persino un po’ prepotente. Ma, oltre a questo aspetto linguistico, su questa forma di democrazia esistono delle perplessità alle quali ci pare opportuno dare delle risposte e chiarimenti.
Raccogliamo qui di seguito quelle che ci paiono le obiezioni più ricorrenti alla « democrazia-diretta » e, nel seguito, cerchiamo di fornire delle risposte ad ognuno dei punti.
Ecco l’elenco delle obiezioni :

1 – Cittadini non sono all’altezza, sarebbero influenzati dai media.

2 – La democrazia diretta implica di dover votare su tutto.

3 – La democrazia diretta è in contrasto con la democrazia rappresentativa.

4 – Manca la « mediazione » : si vota solo Si o No.

5 – Pochi influenti otterrebbero leggi (serve almeno un quorum).

6 – E’ un « Plebiscito », ha un legame col fascismo

7 – Se comunque la democrazia non sarà mai “perfetta”, a cosa può servire la democrazia diretta ?

Speriamo che chi prova scetticismo nei confronti della democrazia-diretta ritrovi le sue perplessità in alcuni di questi punti. In caso contrario lo preghiamo di informarci eventualmente usando il forum del sito di Più Democrazia Italia:
https://www.piudemocraziaitalia.org/forum/topic/argomenti-d-chi-e-contrario-alla-dd/
Aggiungeremo volentieri l’argomento aggiuntivo nella nostra lista, e lo prenderemo in considerazione.

Se invece chi nutre perplessità sulla democrazia diretta e trova una corrispondenza con la sua perplessità e convinzione in almeno uno dei punti elencati, anche se espressi sinteticamente, allora lo preghiamo di leggere la « Premessa » qui di seguito e l’argomentazione al punto corrispondente alla sua perplessità.
Vorremmo fare chiarezza su che cosa sia la « democrazia-diretta » e, più precisamente la « democrazia-diretta-moderna » dato che è di certo lo strumento più potente per contrastare gli inconvenienti della democrazia solo rappresentativa.
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PREMESSA.

Perché parliamo di « democrazia-diretta-moderna » ? In cosa consiste ? Perché l’aggettivo « moderna » ?
Precisiamo che l’espressione è quella corrente a livello internazionale, ed è adottata dall’associazione internazionale che la promuove nel mondo ( il « Global forum on modern direct democracy »). Questa forma di democrazia designa l’insieme di strumenti di « democrazia diretta », che sono:
– i referendum facoltativi abrogativi (votazioni popolari indette al seguito di raccolta di firme, per l’eventuale abrogazione di leggi).
– i referendum obbligatori (indetti obbligatoriamente in base a contenuti specifici e particolari di certe leggi o delibere per la loro ratifica).
– le leggi (o le delibere) di iniziativa popolare a voto parlamentare (o consiliare).
– le leggi (o le delibere) di iniziativa popolare a voto popolare.

Occorre notare che questi strumenti consentono ai cittadini di intervenire nel processo legislativo. Ed in questo si caratterizza la « democrazia diretta » : nell’avere un carattere legislativo e quindi « vincolante ». Anche altri strumenti quindi possono, in condizioni date, assumere o evolvere questa forma. E’ il caso di certe « assemblee cittadine » che di per sé sarebbero solo strumenti di reciproca informazione e riflessione tra rappresentanti e cittadini, ma a volte (per esempio se il consenso supera una certa soglia), la decisione presa in assemblea risulta vincolante per l’organo rappresentativo.
Questi strumenti, nell’uso e nella applicazione moderna, affiancano ma non eliminano ne sostituiscono la democrazia rappresentativa. Pur nella loro applicazione, in genere saltuaria ed eccezionale anche quando eventualmente frequente, eliminano il fatto che il potere legislativo venga detenuto da qualcuno o da qualche ente in forma monopolistica.
Il vocabolo « moderna » ne precisa la differenza rispetto alla « democrazia – diretta-medioevale » o antica, nella quale invece l’organo legislativo non esisteva.
Questa forma di democrazia, è a volte anche chiamata :
– democrazia semi diretta.
ed anche :
– democrazia referendaria.

Queste designazioni, sono anche possibili. Sconsigliamo invece l’uso dell’espressione : « democrazia partecipata », perché è equivoco in quanto somiglia alla « democrazia partecipativa » che esiste, è anch’essa molto utile, ma è una cosa differente : designa quell’insieme di strumenti mediante i quali i rappresentanti ed i cittadini scambiano informazioni ed opinioni.
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PUNTO 1

OBIEZIONE
1 – « Cittadini non sono all’altezza, sarebbero influenzati dai media ».
COMMENTO :


Certamente l’informazione e la preparazione è indispensabile per prendere buone decisioni.

Elenchiamo per punti i provvedimenti utili ed esistenti per ovviare al pericolo di un voto senza preparazione.
A- Il « Libretto delle votazioni ».
Là dove la democrazia-diretta-moderna è correttamente implementata, l’informazione necessaria a decidere sul voto non è lasciata ai media. Esiste uno strumento specifico di informazione pubblica e pluralista per fornirla ai cittadini prima del voto, il : “Libretto delle votazioni”.
Il libretto è scritto in molto chiaro, in linguaggio semplice ed in forma neutra. In genere è redatto da organi pubblici specifici ed indipendenti ( o anche da cittadini estratti a sorte, come nello Stato USA dell’Oregon).
Il « libretto» per ogni tema referendario descrive :
– il quesito della votazione,
– il problema con le sue possibili conseguenze e le soluzioni adottate nella storia o in altri contesti,
– gli argomenti a favore,
– gli argomenti contrari.
A volte (in California) esiste un capitolo per ogni tema di votazione con l’indicazione delle fonti di finanziamento dei comitati a favore o contro.
Altro aspetto importante : il libretto arriva a casa degli aventi diritto al voto molto prima del voto stesso, in genere un mese prima (in Svizzera).

Per evitare il pericolo di un voto « senza preparazione » serve anche :
B – Tempo disponibile per riflettere e decidere.
Il voto popolare, se fosse concentrato in un lasso di tempo breve, potrebbe essere influenzato da « eventi » a carattere emotivo (magari creati apposta). Per questo il voto stesso, dove la democrazia diretta moderna esiste (per esempio in Svizzera) è esprimibile durante molte settimane (non “solo la domenica xxx”). In locali pubblici vengono semplicemente messe a disposizione delle urne, oppure si può votare per posta ( così è in Svizzera).
I tempi di voto allungati consentono : lo studio del « libretto » ed anche riducono il pericolo di « reazioni emotive ».
Un esempio di « libretto » lo si trova qui:

https://www.piudemocraziaitalia.org/2020/03/02/libretto-informativo-referendum-riduzione-numero-parlamentari/
C – Votare ed eleggere non sono la stessa cosa.
A chi obietta che “tanto cittadini non leggerebbero” e se leggessero “non capirebbero”, è necessario fare presente che:
– votare sulle cose è molto più facile che eleggere partiti o persone: gli argomenti sono conoscibili e si prestano più facilmente ad essere oggetto di riflessione. Su questo punto è opportuno ricordare quanto diceva Berlinguer, nel “la questione morale”: ” Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel ’74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell’81 per l’aborto, gli italiani hanno fornito l’immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane”.
Eleggere è più difficile che non votare. A rigore ai cittadini dovrebbe essere concesso esprimersi sulle cose, che non eleggere … dato anche che senza preferenze, non si sa bene chi e cosa si fa quando si « elegge ».

D- Significato e l’importanza dell’assenteismo.
Alcuni obiettano che l’astensionismo (presente anche in occasione di voto popolare) dimostrerebbe il disinteresse o immaturità da parte dei cittadini. E’ invece vero il contrario ed ha un effetto positivo sulla qualità e gli effetti del voto.
In Svizzera dove i cittadini votano anche 4 volte all’anno su più di una decina di temi, esiste l’espressione : « Meglio non votare che sbagliarsi a votare ». Chi non è convinto del voto in genere evita di esprimersi. Ancora più netto è il rifiuto nei confronti del “voto gregario” (come è definito il : « voto per simpatia – antipatia”. E’ generalmente considerato una manifestazione di inciviltà). La partecipazione al voto in fatti, in Svizzera, in genere è bassa, dell’ordine del 30 – 50 % degli aventi diritto.
Occorre favorire l’astensione per chi e quando non fosse convinto del voto (per questo è opportuno che non ci sia quorum, che attribuisce il potere legislativo agli astensionisti). L’uso frequente degli strumenti di democrazia favoriscono l’apprendimento di comportamenti idonei al suo uso.

E – Come incentivare la « cultura del voto ».
Di certo il crearsi della « cultura del voto » (come descritto al punto D), e quindi dell’uso efficace della democrazia diretta moderna, è conseguenza dell’uso della democrazia stessa : non si può imparare ad usare la democrazia senza praticarla. In Italia strumenti di democrazia diretta sono prescritti nella Costituzione del ‘48, infatti l’Italia è il secondo paese in Europa (dopo la Svizzera) per la frequenza nell’uso di strumenti di democrazia diretta e, come Berlinguer illustra, gli italiani hanno imparato ad usarla in modo efficace.
Ma può essere utile tenere presente anche la possibilità del “voto pesato” ( a volte non piace, ma può essere utile menzionarlo) anche come strumento « educativo » qualora fosse indispensabile.
Consisterebbe nell’introdurre l’obbligo di rispondere ad un questionario, al momento del voto, con una decina di domande estratte a sorte tra un numero più grande. Il questionario dovrebbe « sondare » il livello di preparazione del votante sul tema del voto, ed assicurare che chi vota abbia letto ed assimilato almeno il « libretto ».
Chi vota, oltre al voto deve introdurre nella scheda anche il questionario compilato. Chi risponde correttamente al 50% delle domande, avrà un voto che vale 0,5. Solo chi risponde a tutte le domande avrà un voto che “pesa” 1.


Commenti aggiuntivi al “voto pesato” :
– servirebbe anche a ridurre il pericolo del “voto di scambio” possibile in caso di voto per posta o elettronico.

– il « voto pesato » potrebbe / dovrebbe anche essere esteso ai rappresentanti in parlamento / consigli: costoro spesso votano su dettatura del partito, senza conoscere il contenuto di quello che votano. E lo fanno più spesso di quanto lo facciano i cittadini.

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PUNTO 2
OBIEZIONE
2 – « la democrazia diretta implica di dover votare su tutto ».
COMMENTO :

In tutti i paesi o luoghi dove la democrazia diretta moderna esiste il numero di interventi dei cittadini è sempre largamente inferiore anche al 10 % delle leggi e delle delibere prese dagli organi legislativi. Effettivamente votare su tutte le decisioni a carattere legislativo, prese dal sistema rappresentativo (ai diversi livelli : comunale, regionale, nazionale …) sarebbe impossibile, oltre che inutile, e la democrazia diretta moderna non lo richiede affatto.
Un esempio quantitativo, dall’esperienza personale (di chi scrive, e risiede in Svizzera dove è membro di un consiglio comunale) nel comune di residenza i consiglieri decidono circa 50 delibere ogni anno. Nell’arco dei 20 anni quindi sono state prese circa 1’000 decisioni. In questo periodo di tempo cittadini, a livello comunale, hanno “preso l’iniziativa” in 8 occasioni.

Ma il fatto che i cittadini possano prendere l’iniziativa ha influenzato tutte le decisioni prese : i rappresentanti sanno di non avere il monopolio delle decisioni e che i cittadini potrebbero prendere l’iniziativa. Questo migliora il funzionamento del sistema rappresentativo ( vedere anche i punti successivi, 3 e 4 ).
A livello cantonale e federale e secondo i comuni ed i cantoni i rapporti numerici possono essere diversi, ma in ogni caso il numero dei referendum e delle iniziative è sempre decisamente molto inferiore che non quello delle decisioni prese dall’organo legislativo, ma le ricadute positive concernono il lavoro complessivo dell’organo legislativo e la natura stessa dei partiti.

E’ importante non confondere la democrazia-diretta-moderna, con la democrazia-diretta-medioevale.
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PUNTO 3OBIEZIONE3 – « La democrazia diretta è in contrasto con la democrazia rappresentativa »COMMENTO :


Al contrario la democrazia-diretta-moderna “affianca e non sostituisce la democrazia rappresentativa … e la risana” ( Andreas Auer, direttore del Centro di Ricerca sulla Democrazia diretta- professore presso l’Università di Zurigo).

Altre considerazioni:

– Occorre non confondere la democrazia-diretta-moderna, con la democrazia-diretta-medioevale, nella quale effettivamente l’” Agorà” o il “Concio” dei cittadini in piazza, sostituiva l’organo legislativo.

– il voto popolare interviene un numero limitato di volte (decisamente meno del 10%) , ma influenza beneficamente tutte le decisioni.

– la perdita del “monopolio del potere legislativo” (detenuto dai partiti) produce gli effetti seguenti:
A- rende i rappresentanti più liberi dai partiti ed elimina il vincolo di mandato, che di fatto si instaura: “perché votare come vuole il partito se magari poi i cittadini possono prendere l’iniziativa”? Il rappresentante resta e si sforza di restare rappresentante dei cittadini, non degenera nella forma di funzionario del partito.
B- rende più difficile il lavoro delle lobby : a loro non basta più “fare pressione e convincere il partito” ( o il suo bos).
Una ricaduta importante della democrazia diretta moderna è quindi anche la seguente :
C- risana i partiti, che restano meno sottoposti alla pressione delle lobby.

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PUNTO 4
OBIEZIONE

4 – « Manca la mediazione : si vota solo Si o No »

COMMENTO :

Effettivamente al momento del voto popolare, le opzioni possibili sono solo SI o NO.
Ma quello è solo l’atto finale del processo decisionale, durante il quale il processo di mediazione invece è arricchito dalla presenza della possibilità che i cittadini “prendano l’iniziativa”.

Infatti la democrazia diretta produce come effetto una maggiore attenzione da parte del legislatore, il quale interpella per ogni legge e preventivamente non solo le “minoranze parlamentari”, che su temi specifici potrebbero raccogliere la maggioranza dei consensi, ma anche le associazioni, i gruppi di interesse, le rappresentanze delle categorie … ecc ecc . Tutti gli organi e le entità del mondo civile e sociale che potrebbero “prendere l’iniziativa” vengono interpellate preventivamente.
La presenza di strumenti di democrazia diretta rafforza la fase di mediazione, in occasione di ogni atto legislativo sia all’interno del Parlamento (o dell’organo legislativo) come anche all’esterno del Parlamento.

Inoltre, se comunque i cittadini prendono l’iniziativa e propongono una legge, l’organo legislativo ha la possibilità di fare una CONTRO PROPOSTA che rappresenta la mediazione possibile.

Proposta e contro-proposta, se non accettata dal comitato promotore dell’iniziativa popolare, passano entrambe al voto dei cittadini
I cittadini in quel caso possono votare:

SI – NO ( a favore della proposta e contro la contro-proposta):
NO – SI ( a favore della contro-proposta).
SI – SI ( a favore del cambiamento, indifferente mente se come previsto dalla proposta o dalla contro proposta).
NO – NO ( contro il cambiamento, a favore dello stato attuale).

Il caso svizzero dimostra che nella stragrande maggioranza dei casi i cittadini scelgono la contro-proposta.
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