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Leonello Zaquini
Moderatore
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ARGOMENTI PER IL NO

La riduzione di un terzo del numero dei parlamentari tocca equilibri delicati.

LA COSTITUZIONE DEL ’48  prevederebbe 110 parlamentari in più.
La Costituzione del ‘48 prevedeva un rapporto fisso tra il numero dei parlamentari e quello dei cittadini, assicurava così che tra gli eletti e gli elettori potessero esistere contatti e rapporti.
Senza la riforma del 1963 oggi avremmo circa 110 parlamentari in più.

MAGGIORE CONTROLLO DEI PARTITI, senza voti di preferenza
L’ulteriore riduzione del numero dei parlamentari oggettivamente renderà più difficoltosa l’esistenza di un rapporto personale diretto tra i cittadini e gli eletti, facilitando così il controllo dei partiti sui loro rappresentanti. Tale fenomeno è già presente ed è tra i motivi dell’aumento dell’astensionismo al voto (ritenuto inutile) e della sfiducia nelle istituzioni. Anche l’assenza del voto di preferenza e il mancato rafforzamento e quindi l’indebolimento di strumenti di partecipazione democratica dei cittadini, come gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa (alcuni già previsti dalla Costituzione, come quello che siamo in procinto di utilizzare, ed il cui potenziamento, originariamente, era previsto avrebbe dovuto accompagnare la riforma), queste carenze contribuiscono a rafforzare il fenomeno dell’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni che sarebbe rafforzato dalla riduzione dei parlamentari. In queste condizioni, si rafforza anche la tendenza che spinge i rappresentanti, allontanati dai cittadini, a degenerare in «funzionari del partito». Al contrario i costituenti introdussero primi ed essenziali strumenti di democrazia diretta e precisarono che i parlamentari dovessero agire “senza vincolo di mandato” e quindi: pensando con la propria testa.”

ECONOMIA INCONSISTENTE : meglio ridurre gli stipendi.
I propositori della modifica costituzionale hanno usato l’ argomento «economia», ma in paesi con un numero molto più alto di parlamentari in rapporto ai cittadini, questi parlamentari vengono pagati meno e l’economia è assicurata meglio e senza incidere sulla rappresentatività. Una cattiva legislazione infatti, costa ai cittadini molto più cara che non l’economia della riduzione dei parlamentari, stimata a 7 millesimi della spesa pubblica.

NESSUNA SEMPLIFICAZIONE, vengono penalizzati i partiti minori e le piccole regioni.
Anche l’argomento della « semplificazione delle procedure » non pare avere consistenza. Se alcuni parlamentari, nel corso dei dibattiti, espongono le loro opinioni e magari quelle di cittadini con i quali possono tenersi in contatto, questo sarebbe un vantaggio per la democrazia e per la qualità della legge, e non una complicazione che esiga di essere « semplificata ».
L’argomento « semplificazione » si annulla se si pensa che, se approvata, la modifica impone la ridefinizione della legge e delle circoscrizioni elettorali. Le regioni piccole (Basilicata, Valle D’Aosta…) potrebbero trovarsi a poter eleggere solo rappresentanti dei partiti di maggioranza. La circoscrizione estero perderebbe ancora di più la propria rappresentanza (passando da 18 a 12 rappresentanti). I partiti di piccole dimensioni verrebbero penalizzati maggiormente.

RISCHIO MODIFICHE COSTITUZIONALI, senza ratifica popolare.
– I senatori di partiti di minoranza potrebbero non essere presenti nelle Commissioni, anche in occasioni deliberanti.
– Aumenterebbe il rischio di modifiche costituzionali approvate anche senza referendum dei cittadini, essendo più facile il superamento della maggioranza dei 2/3.

Circoscrizioni più grandi: MAGGIORE IMPORTANZA DELLE LOBBY

Inoltre, per un candidato, la necessità di farsi conoscere da un numero più elevato di cittadini ed in una circoscrizione più estesa, implica maggiori spese elettorali e, soprattutto, maggiore sostegno da parte di: gestori di media, canali di informazione … ecc.
Per questo, la riduzione del numero dei parlamentari produrrebbe:
– un rafforzamento del legame tra gli eletti ed il partito di appartenenza,
– un rafforzamento del « partitismo » ( consistente nel mirare al bene del partito e non a quello della collettività).
– un rafforzamento della importanza delle lobby di potere (purtroppo esistenti), sia al momento dell’elezione e che durante l’attività legislativa.

TENDENZE NEGATIVE GIÀ PRESENTI, sarebbero favorite con il SI
Con il SI, favorite tendenze negative già presenti.
In un Parlamento eletto senza preferenze e controllato dai capi-partito, il numero dei parlamentari è relativamente secondario .
Riteniamo che la riduzione potrà favorire tendenze negative già presenti, come il rafforzamento dell’esecutivo ai danni del legislativo, e manifestatesi anche in precedenti proposte di modifica della Costituzione, rifiutate dai cittadini. Il voto SI rafforzerebbe : il partitismo, l’influenza delle lobby, la distanza dei rappresentanti dai cittadini e la difficoltà dei cittadini di esprimersi ed incidere.
Invitiamo a votare NO per riaffermare il ruolo dei parlamentari come rappresentanti dei cittadini ed in continuo contatto con gli elettori, come previsto dalla Costituzione”.