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Leonello Zaquini
Moderatore
107 punti

BOZZA V5 ( Frase di Nicola, « revisionata » / aggiunti argomenti 8 punti : commissini / costituzione. Caratteri : 3990)

Argomenti per il NO
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La riduzione di un terzo del numero dei parlamentari tocca equilibri delicati.
La Costituzione del ‘48 prevedeva un rapporto fisso tra il numero dei parlamentari e quello dei cittadini, assicurava così che tra gli eletti e gli elettori potessero esistere contatti e rapporti.
Senza la riforma del 1963 oggi avremmo circa 110 parlamentari in più.
L’ulteriore riduzione del numero dei parlamentari oggettivamente renderà più difficoltosa l’esistenza di un rapporto personale diretto tra i cittadini e gli eletti, facilitando così il controllo dei partiti sui loro rappresentanti. Tale fenomeno è già presente ed è tra i motivi dell’aumento dell’astensionismo al voto (ritenuto inutile) e della sfiducia nelle istituzioni. Anche l’assenza del voto di preferenza e di strumenti di partecipazione democratica dei cittadini, come gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa (che, originariamente, era previsto avrebbero dovuto accompagnare la riforma), contribuiscono a generare questa tendenza, che sarebbe rafforzata dalla riduzione dei parlamentari. In queste condizioni, si rafforza la tendenza che spinge i rappresentanti, allontanati dai cittadini, a degenerare in «funzionari del partito». Al contrario i costituenti precisarono che i parlamentari dovessero agire “senza vincolo di mandato” e quindi: pensando con la propria testa.
I propositori della modifica costituzionale hanno usato l’ argomento «economia», ma in paesi con un numero molto più alto di parlamentari in rapporto ai cittadini, questi parlamentari vengono pagati meno e l’economia è assicurata meglio e senza incidere sulla rappresentatività. Una cattiva legislazione infatti, costa ai cittadini molto più cara che non l’economia della riduzione dei parlamentari, stimata a 7 millesimi della spesa pubblica.
Anche l’argomento della « semplificazione delle procedure » non pare avere consistenza. Se alcuni parlamentari, nel corso dei dibattiti, espongono le loro opinioni e magari quelle di cittadini con i quali possono tenersi in contatto, questo sarebbe un vantaggio per la democrazia e per la qualità della legge, e non una complicazione che esiga di essere « semplificata ».
L’argomento « semplificazione » si annulla se si pensa che, se approvata, la modifica impone la ridefinizione della legge e delle circoscrizioni elettorali. Le regioni piccole (Basilicata, Valle D’Aosta…) potrebbero trovarsi a poter eleggere solo rappresentanti dei partiti di maggioranza. La circoscrizione estero perderebbe ancora di più la propria rappresentanza (passando da 18 a 12 rappresentanti). I partiti di piccole dimensioni verrebbero penalizzati maggiormente.
– I senatori di partiti di minoranza potrebbero non essere presenti nelle Commissioni, anche in occasioni deliberanti.
– Aumenterebbe il rischio di modifiche costituzionali approvate anche senza referendum dei cittadini, essendo più facile il superamento della maggioranza dei 2/3.
Inoltre, per un candidato, la necessità di farsi conoscere da un numero più elevato di cittadini ed in una circoscrizione più estesa, implica maggiori spese elettorali e, soprattutto, maggiore sostegno da parte di: gestori di media, canali di informazione … ecc.
Per questo, la riduzione del numero dei parlamentari produrrebbe:
– un rafforzamento del legame tra gli eletti ed il partito di appartenenza,
– un rafforzamento del « partitismo » ( consistente nel mirare al bene del partito e non a quello della collettività).
– un rafforzamento della importanza delle lobby di potere (purtroppo esistenti), sia al momento dell’elezione e che durante l’attività legislativa.
La riduzione non potrà che favorire tendenze negative purtroppo già presenti nel nostro sistema democratico: il partitismo, l’influenza delle lobby, la distanza dai cittadini e la difficoltà dei cittadini di esprimersi ed incidere.
Invitiamo a votare NO per riaffermare il ruolo dei parlamentari come rappresentanti dei cittadini ed in continuo contatto con gli elettori, come previsto dalla Costituzione.