Home Forums 10 – FARE il cambiamento Estendere il potere legislativo ai cittadini mediante revisione art.70 cost. Rispondi a: Estendere il potere legislativo ai cittadini mediante revisione art.70 cost.

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pietro.muni
Spettatore

Caro Nicola

Sul Ref. del 1993

Il referendum dell’aprile 1993 chiamava i cittadini ad esprimersi a proposito del finanziamento pubblico dei partiti. L’esito fu clamoroso: oltre il 90 per cento dei votanti, ossia più di 31 milioni di elettori, si dichiararono contrari al finanziamento pubblico. La particolarità di questa consultazione referendaria è che i politici trovarono il modo di disattendere la volontà degli elettori, semplicemente sostituendo il termine «finanziamento» con «rimborso» e, con questo stratagemma, già a partire dalla legge 515 del dicembre 1993, hanno continuato a finanziare i partiti con denaro pubblico in un crescendo di erogazioni (Bordon 2008: 80-3). La lezione è chiara: il popolo può pensarla come crede, ma in Italia il potere sovrano è saldamente in mano di pochi leader di partito e spetta a loro il diritto di pronunciare l’ultima parola. Insomma, il vero sovrano è il parlamento, non il popolo.

Sul referendum in generale

La nostra Costituzione prevede solo tre tipi di referendum: abrogativo ad iniziativa popolare (art. 75), costituzionale (art. 138) e per la modificazione territoriale delle regioni (art. 132). Di questi solo il primo avrebbe i caratteri dell’istituto ordinario e di frequente impiego, se non fosse per l’esistenza di fattori limitanti, quali la raccolta di un numero esorbitante di firme, il filtro della Consulta e il quorum al 50% degli aventi diritto. Il fatto è che, nelle intenzioni dei padri costituenti, il referendum aveva un significato solo simbolico, una sorta di concessione dovuta al popolo, affinché fosse chiaro che la nascente Repubblica era una vera democrazia. In altri termini, l’istituto referendario fu introdotto più per una questione d’immagine che per intima convinzione. Nessuno pensava infatti ad una sua applicazione pratica e meno che mai ordinaria e frequente, tanto è vero che, dopo il referendum istituzionale del 1946, per quasi trent’anni non si sentì più il bisogno di farvi ricorso. “In Italia, così come nelle democrazie in genere, l’istituto referendario non ha mai goduto di buona fama né tra la maggioranza dei politici e dei partiti né tra la maggioranza degli accademici” (Uleri 1994: 422). Ancora oggi i più ritengono che si tratti di una pratica inutile, che pone il cittadino di fronte a quesiti su cui non ha competenza e che si presta a strumentalizzazioni demagogiche.

Questioni aperte

Quando si dice che il referendum è uno strumento decisionale popolare, biognerebbe ricordarsi di specificare chi sono i veri protagonisti. Popolo è termine troppo generico per avere un significato preciso.

Significato di democrazia

Spesso si confondono le libertà introdotte in Europa a partire dal Seicento, con la democrazia, ma si tratta di due cose diverse. La democrazia implica la partecipazione dei cittadini all’attività legislativa. Se il popolo è escluso da questa partecipazione, come è il caso dell’Italia, non si può parlare di democrazia.

In Italia, il potere legislativo è esercitato esclusivamente dalla Camere (art. 70).  Sarebbe opportuno estendere la partecipazione anche al popolo. Se il popolo avesse il potere legislativo non avrebbe alcun bisogno di complicati e costosi referendum. Per il momento però il popolo non sembra avvertire questa esigenza, e questa mi sembra la principale ragione che si oppone alla revisione dei detto articolo come da me proposta,

I punti migliori dei 27 punti di “FARE il cambiamento”

I punti che considero migliori sono queli che si muovno in direzione della partecipazione popolare all’attività legislativa, cioè della democrazia. In particolare:

Federalismo

Informazione libera

Educazione civica

Implementazione di strumenti di democrazia partecipata

LIP

Assemblee dei cittadini

Per potere funzionare però, questi punti richiederebbero intanto la coscienza che non siamo in democrazia e poi anche il potere decisionale. Al momento non abbiamo né l’una né l’altro.

I punti che mi piacciono di meno

Il punto che mi piace meno di tutti è quello che propone il Quorum Zero, il quale denota la scarsa considerazione in cui è tenuto il popolo. Il Quorum, infatti, indica la quantità di popolo necessaria perché si possa approvare una legge. Più alto è il quorum, più c’è democrazia. Nell’antica Atene avevano un quorum altissimo (intorno al 12%). Oggi questo valore sarebbe improponibile, ma potrebbe già bastare un quorum compreso tra l’1 e il 5%. Il quorum zero sarebbe da rigettare.

Non so se ho risposto alle tue domande.

Ciao

Pietro