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Considerazione (da FB, dialogo con Stefano:
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Trovo il tuo messaggio (che hai appena messo), dove dici un a cosa che condivido veramente molto : ” una delle funzioni ineludibili di qualunque parlamento è che i componenti si possano effettivamente parlare”.
( e mi pare di averlo detto anche io, qui sopra in questa discussione)
Dici molto bene ed infatti nel parlamento italiano parlano “alla Sgarbi” (cosi’ a me pare) dato che nessuno ascolta. E nessuno ascolta perche’ non parlano per decidere, dato che votano “come il partito comanda”. Ma non solo, proprio per questa ragione: i parlamentari spesso non leggono le leggi che votano (ho chiesto e ne ho avuto qualche conferma … ).
Nel mio consiglietto invece ci si ascolta. E ci si ascolta perche’: devi decidere cosa votare.
Votare “come il partito comanda” e’ molto comodo: non devi ascoltare gli altri … non devi pensare … e ti puoi anche risparmiare di leggere le delibere … .
Solo che se voti sempre “come la maggioranza del tuo gruppo” dopo un po’ (nel mio consiglietto) ci fai brutta figura:
” ma quello li’ legge le delibere?
Come fa a non avere mai idee sue?
Che sia un – lèche cul -” ( francesismo … qui si parla francese …).
Gli altri se lo domandano.
Morale: le delibere sono approvate all’unanimita’ nel 75% dei casi.
Quando ci sono voti contrari sono sempre distribuiti tra i diversi partiti : voto “trasversale” (mi pare si dica in Italia).
Aneddoto.
Nel mio “consiglietto” mi e’ capitato questo:
– un consigliere di un partito (A, molto diverso da quello, B, nelle liste del quale sono stato eletto) dice una cosa.
– la cosa mi fa rifletere e mi induce a decidere di votare diversamente da come avevo immaginato di fare.
– intervengo per dirlo e spiegarlo, sperando di convincere altri.
– non riesco a convincere nessuno.
– al voto risulto l’unico che vota diversamente.
( Capita abbastanza di frequente, e non solo a me )
Ovviamente la delibera e’ stata approvata.
– IL giorno dopo nel giornale locale l’articolo dice: ” … unico voto contrario : Leonello Zaquini, che ha detto che … “.
– alcuni cittadini, hannno letto l’articolo e hanno “preso l’inziativa” !
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Nel processo di ricerca dell’ “ottimo” penso dovremmo definire:
– un criterio di efficienza delle decisioni ( o piu’ di uno). Come “variabile dipendente”
– tra i “fattori” (o “variabile indipendente”) si potrebbe mettere un “indice di ascolto” ( da definire come misurarlo).
a sua volta:
– l’ “indice di ascolto” potrebbe essere correlato (come “variabile dipendente”) al “vincolo al partito”.
In queso modo potremmo evidenziare empiricamente quello che ritengo probabile ( ma al momento non potrei dimostrare):
– il partitismo ed il voto-gregario-di-partito induce al non ascolto.
– il non ascolto induce alla cattiva qualita’ delle decisioni.
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Ma come sai il sistema decisonale e’ complesso e di reti di correlazioni di questo tipo ce ne sono da escogitare e poi verificare, diverse.