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Erminio Ressegotti
Moderatore
14 punti

provo a trasmetterti quanto fino ad ora fatto

trovo un poco lungo quando scendi nel no scendi nel dettaglio e il problema di Gelli e P2 sentiamo gli altri. poi saranno i comitati a farci capire se sei divisivo o unificante

Introduzione neutrale

Con questo referendum confermativo il popolo italiano, viene chiamato ad approvare o meno la legge approvata dal parlamento in data 11  luglio 2019 del disegno di legge costituzionale A.S. 214-515-805-B dal titolo : “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” modifica costituzionale che prevede il passaggio dagli attuali 630 a 400 deputati e dagli attuali 315 a cui si aggiungono senatori a vita  e senatori di diritto a vita a 200 senatori.
VERIFICARE DOVE VANNO I SENATORI A VITA

– L’ art.138 della Costituzione prevede che  le modifiche costituzionali : « … sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera ».
– Nei tempi indicati sono state raccolte le firme richieste.
– Il 15 Gennaio la Corte di Cassazione ha approvato la « ammissibilità del referendum ».

Votando SI approvate la riduzione del numero dei parlamentari. Votando NO stabilite che il numero rimanga quello attuale. Inoltre, in caso di approvazione, verrà coerentemente modificata la legge elettorale per ridefinire i collegi elettorali rapportati al numero inferiore dei parlamentari eletti

In questa votazione, trattandosi di un referendum costituzionale, non esiste il quorum prevarrà la maggioranza dei voti espressi senza quorum (zero) del numero dei voti espressi.

Il numero dei parlamentari e la definizione dei collegi elettorali influenza i rapporti tra gli elettori e gli eletti, i rapporti tra i partiti ed i loro candidati ed poi gli eletti, inoltre influenza il processo legislativo. La riduzione implica ed è vista sia come un allontanamento tra i rappresentanti ed i cittadini, sia come una semplificazione dei processi decisionali ed una riduzione di spese.

<u>Ritengo che sia un concetto che deve appartenere alla motivazioni che appartengono al fronte dei no</u>

La problematica à affrontato in modo  nei diversi paesi UE. I paragoni sono resi difficili dal fatto che i sistemi politici possono essere diversi da paese a paese. Per esempio in alcuni paesi esiste una sola Camera oppure in altri il Senato, e con  funzioni e prerogative diverse. Nei paesi a struttura federale i parlamenti locali si sovrappongono alle funzioni del Parlamento in uno stato non federale.
In generale però si può constatare che :
– il numero di parlamentari per 100 mila abitanti aumenta nei paesi di piccole dimensioni,
– i paesi con struttura federale è comparabile ad una presenza di più parlamentari rispetto al numero strettamente indicato a livello centrale.
A seconda dei sistemi democratici, possiamo constatare che il numero dei parlamentari può essere fissato in rapporto alla popolazione (come è attualmente in Austria, e come era nella Costituzione italiana dal 1948 al 1963), oppure in base ad un numero fisso, previsto nella Costituzione ( come è in Italia a partire dalla modifica costituzionale del 1963), oppure il numero viene stabilito per legge ( come è in Francia, dove la costituzione si limita a fissare dei numeri massimi o minimi).
In base ai dati forniti dal Servizio Studi del Senato Italiano, l’Italia attualmente con 1,6 parlamentari ogni 100 mila abitanti si colloca al 22° posto tra i 27 paesi europei (al primo posto Malta con 16,6 parlamentari per 100 mila abitanti, all’ultimo la Germania, per altro paese federale, con 0,8.

In caso di approvazione della riduzione dei parlamentari tale rapporto scende allo 0,99 eletti per 100.000 abitanti.

In Italia, il testo originario della Costituzione (valido tra il 1948 ed il 1963) prevedeva per la Camera, un deputato ogni 80.000 abitanti; per il Senato, prevedeva un senatore
ogni 200.000 abitanti, questo avrebbe richiesto  in totale di circa 110 parlamentari in più rispetto ai 950 attaualmente in vigore
Nel 1963 venne modificata la Costituzione e venne fissato il numero dei rappresentanti indipendentemente dal numero degli abitanti. Per questo, in rapporto alla popolazione aumentata negli anni, oggi il rapporto è cambiato : vi è un deputato ogni 96.000 abitanti circa e un
senatore ogni 189.000 abitanti circa, ed un rapporto complessivo (come detto precedentemente ) di 1,6 parlamentari ogni 100 mila abitanti.

La riduzione del numero dei parlamentari a 400 deputati e 300 senatori) porterebbe il paese ad avere circa 1 parlamentare ogni 100 mila abitanti, Tale rapporto sarebbe compreso fra il valore dalla Germania di 0,8 parlamentari per 100 mila abitanti e il valore della Spagna di 1,3 parlamentari per 100.000 abitanti, la Francia e Polonia con in valore di 1,4 parlamentare per 100.000 abitanti Al decrescere del numero complessivo degli abitanti delle singole nazioni Ue, tale rapporto sale progressivamente ed al ventitreesimo posto con la Slovenia che con circa 2.000.000 di abitante tale rapporto sale 6,3 parlamentari per 100.000 abitanti.

Dal 1983 si sono succeduti 6 tentativi di riduzione del numero dei parlamentari. Per motivi diversi non hanno avuto seguito.

Argomenti per il NO.

= = =
La riduzione del numero dei rappresentanti tocca delicati equilibri e, oggettivamente, riduce il rapporto della componente della democrazia rappresentativa 1,6 a 0,99 parlamentari per 100.000 abitanti, che invece dovrebbe essere quanto meno conservata se non aumentata
La Costituzione del ‘48 prevedeva un rapporto fisso tra il numero dei parlamentari e quello dei cittadini, in modo da assicurare che tra gli eletti e gli elettori potessero esistere contatti e rapporti.
Senza la riforma del 1963 oggi avremmo circa 110 parlamentari in più.
La riduzione, ulteriore, del numero dei parlamentari oggettivamente renderanno più  difficoltoso le opportunità di un rapporto personale diretto tra i cittadini e gli eletti e, quindi, facilitando il controllo dei partiti sui loro rappresentanti. Tale fenomeno è già molto presente e grave, e ha causato una molto estesa disaffezione e demotivazione da parte della ormai maggioranza degli aventi diritto al voto, ritenuto inutile. Ovviamente questo elemento non è l’unico responsabile di questa degenerazione, molto altri sono i motivi e molti altre prassi e strumenti sono da mettere in essere per rigenerare il corretto rapporto fra eletti ed il popolo nello spirito dell’art. 1 della costituzione strumenti che sono presenti in modo organico e maturo in molti paesi della UE ed altri paesi europei quali possono essere gli strumenti di partecipazione democratica dei cittadini tramite strumenti di democrazia diretta propositiva e che prevede eventuali opportunità di proposte di legge di iniziativa popolare nonché del controllo dell’operato dei loro rappresentanti eletti con il loro mandato. La condizione attuale dell’eletto nell’esercizio del suo mandato e la opportunità di una sua prosecuzione purtroppo suo malgrado diventa esclusivamente dipendente da un rapporto di fedeltà esclusiva al partito. sono indotti o anche forzati a degenerare in « funzionari del partito » rischia di rafforzarsi.  Si evidenzia che una maggioranza di parlamentari eletti, accanto alla proposta della riduzioni dei parlamentari Tanto più che la proposta del taglio dei parlamentari era programmaticamente accompagnata da un percorso legislativo che avrebbe implementato quanto meno lo strumento nazionale di referendum propositivo vincolante di leggi di iniziativa popolare e pronto per la seconda lettura, oggi scomparso dall’iter parlamentare,

I propositori della modifica costituzionale hanno a lungo enfatizzato l’ argomento « economia », in una analisi di costi/benefici che economicamente si può facilmente dimostrare essere residuale nel contesto del bilancio  statale. in paesi con un numero molto più alto di parlamentari in rapporto ai cittadini, questi parlamentari vengono pagati molto meno e l’economia è assicurata meglio e senza incidere sulla rappresentatività. Tale risparmio è stimato a 7 millesimi della spesa pubblica.
L’altro argomento della « semplificazione delle procedure » risulta tutta da definire ed esplicitare  , con proposte concrete Si ritiene che se nel corso del dibattito parlamentare alcuni di essi in più che espongono le loro opinioni e magari quelle di cittadini con i quali possono tenersi in contatto  sarebbe un vantaggio per la democrazia e per la qualità della legge, senza complicazioni che esigano di essere « semplificate ».
L’argomento « semplificazione » poi crolla definitivamente quando si pensa che, se approvata, la modifica impone la ridefinizione della legge e delle circoscrizioni elettorali. Le regioni piccole (Basilicata, Molise, Valle D’Aosta…) potrebbero trovarsi a poter eleggere solo rappresentanti dei partiti di maggioranza. La circoscrizione estero perderebbe ancora di più la propria rappresentanza passando da 18 a 12 rappresentanti per una popolazione di 5,4 milioni ( la 4° regione italiana ). I partiti di piccole dimensioni verrebbero penalizzati maggiormente.
Inoltre, per un candidato, la necessità di farsi conoscere da un numero più elevato di cittadini ed in una circoscrizione più estesa, implica maggiori spese elettorali e, soprattutto, maggiore sostegno da parte di : gestori di media, canali di informazione … ecc.
In base a queste considerazioni possiamo affermare che la riduzione del numero dei parlamentari produce gli effetti seguenti : un rafforzamento del legame tra gli eletti ed il partito di appartenenza e quindi un rafforzamento del « partitismo » ( consistente nel mirare al bene del partito e non a quello della collettività, difetto purtroppo ricorrente nei sistemi rappresentativi). Ma non solo : le attività delle lobby di potere (che purtroppo in Italia non mancano), potranno essere più determinanti e più incisive, sia al momento dell’elezione, come anche durante l’attività legislativa.
In sostanza, anche se nonostante la riduzione il numero dei parlamentari resta importante, la riduzione non potrà che favorire tendenze negative purtroppo già presenti nel nostro sistema democratico : il partitismo e la tendenza alla « degenerazione oligarchica ». Per concludere, non possiamo sapere per quali ragioni nell’arco del tempo in diverse occasioni persone diverse e di diverse tendenze si espressero a favore della riduzione del numero dei rappresentanti, ma occorre constatare che anche il Sig. Gelli nel programma della sua P2 avesse proposto la riduzione dei parlamentari.  E’ la constatazione di un fatto storico.
= = = considerazione aggiunta in seguito al commento di Erminio = = =
Chi vota  NO, intende promuovere il recupero da parte dei parlamentari della pratica della loro missione originale cosi come previsto dall’art. 1 della costituzione e ritiene completamente e primariamente indispensabile nella vita democratica italiana della componente  rappresentativa ovviamente rigenerata e presente nel Parlamento, senza mandato incontrollabile e partecipativo dei cittadini ed auspica che ciò possa essere acquisito come prospettiva politica quale naturale dovere da parte dei parlamentari eletti, con l’introduzione di strumenti di democrazia partecipativa e diretta: che con un numero più elevato ed eterogeneo di parlamentari si creerebbero più probabilità  legislative in quel senso .

PENSI CHE IL TESTO  DELLE DUE POSIZIONI VENGA INVIATO AGLI INNUMEREVOLI COMITATI DEL NO E RACCOGLIERE I LORO COMMENTI UFFICIALI. PER IL SI PARE PIÙ SEMPLICE ?